Una delle problematiche più importanti legate all’industria del fashion è l’elevato utilizzo di sostanze chimiche pericolose per la salute umana e l’ambiente.

Nel 2011 Greenpeace dà vita alla campagna Detox. Cinque anni dopo nasce il Consorzio Italiano Implementazione Detox, che unisce un gruppo di aziende italiane aderenti a Confindustria Toscana Nord, con l’obiettivo di limitare ed eliminare l’impiego di tali sostanze tossiche dal settore moda. Principi in linea con la campagna Greenpeace.

Sempre in ottica di informazione e formazione prende vita Cikis, ente di consulenza che aiuta le aziende di moda a disegnare, mettere in pratica e comunicare le pratiche di sostenibilità più efficaci.

In un’intervista di dicembre 2022 al presidente del Consorzio Andrea Cavicchi, è emerso il quadro generale in materia di gestione delle sostanze chimiche e i prossimi passi da compiere verso un futuro più sicuro.

Risultati raggiunti dal progetto del Consorzio Detox

Il progetto portato avanti dal Consorzio parte nel 2016 con la volontà di supportare le aziende nell’eliminazione delle sostanze chimiche tossiche dai processi tessili.
Durante le ricerche è stato scoperto che, in alcuni casi, le aziende immettono sostanze nocive addirittura senza saperlo.

Da qui, la necessità di esaminare non solo tutti i componenti utilizzati, ma anche le acque di immissione e quelle di scarico, e dichiarare l’eventuale presenza di pericoli ai fornitori. Questo ha quindi determinato la netta diminuzione di diverse sostanze chimiche pericolose dai processi dell’industria del fashion.

In quest’ottica, la campagna Detox è stata, e continua a essere, fondamentale per cambiare l’approccio nei confronti delle analisi. Prima di allora, infatti, lo studio si limitava ad analizzare il capo finito e non tutte le fasi produttive. In questo modo, invece, le aziende hanno la possibilità di conoscere i rischi e di conseguenza evitarli.

Danni derivati dall’uso di sostanze chimiche

I Perfluorurati (PFC) vengono impiegati frequentemente nella realizzazione di prodotti sportivi e outdoor, perché impermeabili all’acqua e all’olio.

L’utilizzo dei PFC, però, è spesso associato a gravi effetti sulla salute, inclusi tumori ai reni e ai testicoli.

Queste sostanze, infatti, non esistono in natura e una volta rilasciate nell’ambiente si degradano lentamente e con difficoltà, rendendo la contaminazione quasi irreversibile. È in questo modo che i perfluorurati entrano nella catena alimentare, andando a incrementare il rischio di sviluppo di patologie tumorali.

 

Quali sono le priorità su cui le aziende devono focalizzarsi?

In un’ottica di gestione delle sostanze chimiche pericolose nella filiera del tessile, è fondamentale mettere a conoscenza e sensibilizzare le aziende che si occupano delle diverse fasi della produzione.

In questo modo si danno alle aziende gli strumenti per monitorare e tracciare la filiera produttiva, ricostruendo l’intero ciclo di realizzazione. Una tracciabilità che serve anche a responsabilizzare il consumatore finale. Permettergli di conoscere tutta la strada che quel prodotto ha fatto prima di arrivare nelle sue mani ed educarlo all’acquisto, infatti, può davvero fare la differenza.

Prossimi passi da compiere: uno sguardo al futuro

A conclusione dell’intervista per Cikis, il presidente Andrea Cavicchi fa una previsione per il futuro.

Analisi dettagliate dei prodotti e delle acque, e una maggiore attenzione in fase di progettazione sono solo due tra i punti su cui le aziende tessili dovranno focalizzarsi. Una crescente attenzione a questi temi servirà infatti a minimizzare l’impatto ambientale durante il ciclo di vita del prodotto.

Infine, l’importanza di comunicare le pratiche di sostenibilità in modo chiaro e non fuorviante, per riuscire al meglio a implementare progetti sostenibili.