Le microfibre che derivano dal settore tessile sono sempre più presenti nell’aria che ci circonda. A dimostrarlo, un recente studio del King’s College di Londra, pubblicato su Environment International e sulla rivista Ecotextile News, che dimostra come – oltre che negli ambienti acquatici – le microfibre tessili sono sono sempre più abbondanti anche nell’aria. 
Nello specifico, lo studio ha individuato come le “microplastiche fibrose” costituiscono il 92% di tutte le “microplastiche” individuate nell’atmosfera, durante i rilievi svolti dai ricercatori inglesi, in cima a un palazzo di Londra. Dall’analisi sono stati individuati 15 diversi tipi di inquinanti.

La presenza di cellulosa nelle microplastiche

Lo studio del King’s College ha scoperto che la maggior parte delle “microplastiche fibrose” rinvenute è cellulosa. Inoltre, lo studio ha scoperto che il 69% di queste “microplastiche fibrose” trasportate nell’aria deriva da cotone e altre fibre vegetali, e sia da fonti naturali che antropogeniche. 

In particolare, il 17% delle microfibre campionate sono sintetiche, la più abbondante è l’acrilico (67%), seguito da poliestere (19%) e nylon (9%). Il quattro percento delle fibre totali è stato identificato come cellulosa rigenerata (viscosa e rayon).

Nuovi sistemi di produzione tessile a ridotto impatto ambientale

Questo studio dimostra, quindi, che nell’aria che respiriamo tutti i giorni c’è una grande presenza di microplastiche, anche di derivazione tessile. Fibre che, una volta in volo, possono viaggiare per chilometri e chilometri e depositarsi in ambienti diversi, compresi gli oceani, dando vita a nuovi cicli di inquinamento da microplastiche
Una questione che dovrebbe spingerci, sempre di più, a ripensare a nuovi sistemi di produzione tessile a basso impatto ambientale e tutelino la salute delle persone. Un impegno che il Consorzio italiano di Implementazione Detox, insieme alle sue aziende aderenti da tutta Italia, porta avanti dal 2016, dopo aver aderito alla campagna di Green Peace. Un alleato fondamentale per raggiungere l’obiettivo di un’industria tessile “toxic free”